[Fan Fiction] The Way Of Coincidences, The Way Of Truth

Autore: Akemi_Kaires [Scrivi]

Tipologia: Missing Moment, One-shot, Spoiler!

Personaggio principale: Lara Croft

Fandom: Final Fantasy X (post-game)

Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale

Rating: Verde

Pairing: Lulu/Chappu; Lulu/Wakka

Avvertimenti: Missing Moments, One-shot, Spoiler!

Note varie: Dedicata a tutta la famiglia del blog LS, a Giulina e tutti gli altri del fandom FFX.

Prompt: Alba

Disclaimer: Tutti i personaggi descritti appartengono ai rispettivi proprietari.

Introduzione

Vi sono momenti in cui è necessario isolarsi dal mondo intero, prendere un respiro profondo, e soffermarsi a riflettere su ciò che ci circonda.
Spesso si giunge perfino a comprendere fatti alquanto inaspettati, fino ad assistere impotenti a come la propria vita prende una svolta decisiva in grado di stravolgere completamente il nostro essere.
Anche per Lulu è finalmente arrivato il momento di voltare pagina riguardo un avvenimento toccante del suo passato e di volgere lo sguardo verso l’alba di una nuova era.
Perchè questa è la via delle Coincidenze, la via della Verità, la via dell’Amore.

The Way Of Coincidences, The Way Of Truth

Erano trascorsi poco più di un paio di mesi dall’ascesa della pace, un tempo considerata effimera ed irraggiungibile, che era derivata dalla tanto bramata conquista del Bonacciale Eterno. La notizia della definitiva sconfitta di Sin aveva purificato l’intera terra di Spira dal terrore e dal male, lavando e dissolvendo la polvere insanguinata che aveva cosparso i numerosi campi di battaglia costellati in ogni dove.

La guerra finale, condotta valorosamente dalla coraggiosa Grand’Invocatrice Yuna e dai suoi Guardiani, aveva comportato numerosi cambiamenti nei confronti del continente e di tutti i suoi abitanti. Traditi nel profondo, tutti coloro che avevano riposto false speranze nella religione Yevonita smisero di credere in quel Dio corrotto e maledetto, e le genti smisero pian piano di visitare i Templi per porre reverenza alle divinità. Le persone divennero sempre più autonome, cercando conforto nel caldo abbraccio della serenità tanto desiderata e pregata, e cessarono perfino le faide tra umani e Albhed, precedentemente considerati eretici e portatori di sventura.
Il futuro si presentò roseo dinnanzi agli occhi stanchi di quel popolo finalmente rassicurato dall’idea di non dover più affrontare un periodo così buio, ricolmo di sofferenza ed agonia, come quello appena superato.
Eppure, sebbene quella concezione di pace avesse benedetto la maggior parte delle anime viventi, qualcuno giaceva ancora tra le braccia del dolore, con lo sguardo rivolto verso il passato ricco di tormento, volgendo appelli disperati che potevano essere uditi e compresi solamente da attenti e sensibili ascoltatori.
Cuori infranti, suddivisi in tanti piccoli frammenti, versavano ancora lacrime di sangue, vittime di agrodolci ricordi struggenti e fuggenti.
Col passare dei giorni, tutti avevano dimenticato qual era stato il prezzo che l’Invocatrice aveva dovuto pagare per far sì che le sue imprese non fossero vanificate in un solo e misero istante. Avevano costruito la loro gioia sulle macerie dell’amore sul quale ella aveva fondato tutte le sue speranze e che in quel preciso istante, con l’inizio di una nuova era, si era sgretolato ed era divenuto polvere in balia del sogno.
Quando, ogni sera, si recava alla spiaggia per lasciare al tramonto le sue mute grida ricolme di dolore, nessuno era in grado di comprendere a pieno il significato di quei continui ed incessanti fischi che lanciava insistentemente e ripetutamente. Ad una persona in particolare, però, quelle azioni non apparivano affatto futili, vane e prive di una qualsiasi logica. Lulu poteva percepire, come fuoco vivo sulla pelle, il bruciante e ardente tormento che impregnava le preghiere pronunciate come un soffio dalle labbra candide di quella che riteneva una sorella minore.
Non aveva mai avuto modo di scordare cosa significasse avere l’anima avvelenata dal fiele della solitudine, possedere la sensazione di impotenza dinnanzi ad un destino avverso a qualsiasi decisione, provare profonda e lacerante tristezza al solo proferir il nome e ricordare il volto di colui che risiedeva sul trono d’amore del proprio cuore.
Ogni volta che la sorprendeva gridare il nome di Tidus, i ricordi la travolgevano come un fiume in piena, e i déjà-vu non le concedevano un solo attimo di tregua. Ciò che ancor più le recava uno strano senso d’amarezza e di rabbia era la consapevolezza di essere per la prima volta incapace di poter asciugare quelle lacrime, poiché l’esperienza le aveva insegnato che nulla era in grado di poter sopire il dolore che derivava direttamente da una perdita simile.
In quelle occasioni si limitava ad abbassare lo sguardo, preferendo non violare quei momenti privati e malinconici che molto spesso riviveva nei suoi incubi ricorrenti e profondi.

Lulu volse lo sguardo verso il cielo, in modo tale da poter ammirare il bagliore delle stelle del firmamento. Aveva perso letteralmente il conto di quante volte, come quel giorno, si era recata sulla spiaggia per osservare l’orizzonte che si stagliava dinnanzi ai suoi occhi ricolmi di lacrime rapprese. Aveva trascorso innumerevoli ore abbandonata completamente al dolore, assuefatta dall’agonia e dal rimorso, mentre carezzava ancora l’agrodolce ricordo del volto del suo amato durante la ricorrenza della sua morte.
Stando seduta su quello stesso pontile ove aveva visto salpare la nave di Chappu diretta verso il luogo dal quale non aveva mai fatto ritorno, fissò l’infinita distesa del mare blu, inebriata dall’illusione di poter scorgere in lontananza la figura del suo fidanzato fare ritorno. Lasciarsi abbracciare da quell’effimera e illudente speranza era l’unico modo per poter nuovamente cullare tra le braccia quel dolce amore di cui non aveva mai avuto possibilità di assaporare a pieno ogni sua sfumatura.
Sorrise sarcasticamente, capacitandosi di quanto fossero apparentemente incalcolabili i momenti nei quali aveva ingannato se stessa in quel modo. Si ostinava a recarsi in quel luogo d’addio, spinta dalla convinzione di poter ritrovare e riscoprire ciò che la guerra e la morte le avevano strappato violentemente e crudelmente dall’anima, privandola del bene più grande che possedeva.
Il dolore derivato dalla delusione che la pungeva ogni qualvolta trovava la banchina desolata era incomparabile a quello che ghermiva il suo cuore, stringendolo in una gelida morsa letale con artigli oscuri e affilati, quando la voce insistente della consapevolezza la stordiva senza alcuna pietà. Gridava a gran voce che Lui non sarebbe mai tornato, e che tutto ciò era accaduto per causa sua.
La maga nera chiuse gli occhi, sospirando, mentre nella sua mente riaffioravano nitide le ultime parole pronunciate dalla voce soave del miliziano.
Prometto solennemente che salverò tutti voi da questa maledizione che grava sui nostri paesi. Per te, amore mio, desiderio inoltre una vita di pace che possa ripagarti da tutte le sofferenze vissute e sopportate.
Anche quella notte il senso di colpa non accennava a risparmiarla, nonostante le sue suppliche di risparmiarla almeno quel giorno. Non aveva passato attimo nel quale non si fosse sentita artefice di quel destino avverso, complice di quella futile e ingiusta morte. Se solo non si fosse mai innamorata di lui, se non l’avesse mai reso partecipe della sua dannata vita, forse avrebbe potuto nuovamente ammirare la sua figura nuotare con grazia nell’infinito oceano.
Si era arruolato nella Milizia con l’intento di proteggerla, e aveva sacrificato se stesso per donarle un futuro migliore.
«Avevi promesso che saresti tornato» mormorò la donna, con una punta di rabbia nel suo tono d’accusa, sicura che lui, in qualche modo, potesse udire la sua voce. «Riconosco ancor oggi il nobile motivo che ti aveva spinto ad agire in quel modo, ossia poter ridonare speranza nelle nostre anime affrante, ma avevi mai avuto modo di riflettere riguardo a quanto dolore mi avresti inferto non appena non ti avrei mai visto tornare e di come mi avresti spezzato brutalmente il cuore?». Ogni volta che assisteva come indiretto e indiscreto spettatore alle pene d’amore di Yuna, le pareva di potersi rispecchiare in lei e di poter scorgere il suo giovane volto rigato dalle lacrime, mentre le labbra viola si muovevano quasi impercettibilmente implorando Yevon di restituirle la sua unica ragione di vita.
Mai avrebbe immaginato che, a distanza d’anni, quella sua stessa sventurata e maledetta sorte si sarebbe riverificata in modo piuttosto simile sull’Invocatrice. Forse qualcuno aveva vergato sulla pergamena del destino che il compito di Sin era inoltre quello di strappare ad entrambe ciò che aveva ridonato colore alle loro giornate e irradiato di luce splendente anche i numerosi momenti di grande difficoltà. A quanto pareva, non vi era alcun modo per contrastare ed aggirare quella maledizione che gravava sul loro capo come la spada di Damocle.
L’unica consolazione che possedeva era la consapevolezza che, col passare progressivo degli anni, anche la diciassettenne sarebbe stata in grado di accettare quella malvoluta situazione. A mano a mano che trascorreva il tempo, la stessa Lulu era stata in grado di abbracciare sempre più la rassegnazione.
Piangere oramai non possedeva più alcun senso: le lacrime non avrebbero certamente riportato indietro il suo tesoro più prezioso. Dopotutto, non rientrava nei suoi interessi rattristare ulteriormente l’anima di Chappu nell’Oltremondo; lui non avrebbe mai desiderato vederla in quello stato, e questa motivazione fu sufficiente per dissuaderla dal continuare a versare lacrime amare. Nonostante questi buoni propositi, era conscia del fatto che il tormento non si era dissipato, bensì giaceva sopito nel profondo del suo cuore. L’intensità del dolore non si era attenuata affatto e attendeva con dovuta pazienza il giusto momento per rivelarsi in tutta la sua folgorante crudeltà. Fortunatamente, lo scorrere dei giorni l’aveva aiutata a sopportare a denti stretti quell’incolmabile vuoto provocato dalla solitudine. Rinunciare a quell’amore dal quale aveva sempre tratto beneficio non si era poi dimostrato così impossibile.
Non lo avrebbe mai ammesso pubblicamente, per orgoglio e per preservare la sua immagine, ma il terrore era montato in lei quando aveva incrociato per la prima volta lo sguardo di Tidus nel Naos dell’Intercessore al Tempio di Besaid. Quella sua incredibile e al contempo insopportabile somiglianza con Chappu minacciava e rischiava di minare la sua innata compostezza e apparente freddezza. Un indescrivibile stupore aveva assalito il suo cuore non appena si era capacitata di come riusciva a restare indifferente alla presenza di quell’ombra del passato, di come aveva evitato l’oscura tentazione di amare nuovamente il miliziano attraverso il misterioso ragazzo venuto dalla spiaggia. Forse ciò era dovuto al suo essere divenuta più forte, come aveva affermato Wakka durante il Rito del Trapasso di Lady Ginnem, e questo era anche in grado di giustificare a pieno la sua insofferenza.
Oppure vi era una qualsiasi altra ragione, celata e camuffata dietro quegli insoliti comportamenti? La maga nera poggiò una mano sul cuore, timorosa, concentrandosi completamente alla ricerca di un segno che potesse donarle conferma riguardo i suoi continui dubbi. Al ricordo del fidanzato deceduto, stranamente, il battito risultata innaturalmente regolare, quasi non fosse soggetto ad alcuna emozione. Solitamente, veniva travolta dal fiume in piena dei sentimenti, che si ripercuoteva sul suo animo in modo tumultuoso e incontrastabile.
Negli anni che erano, aveva giurato a se stessa che sarebbe sempre rimasta fedele a quell’amore eterno che nulla mai sarebbe stato in grado di indebolire. Il loro legame sarebbe risultato impossibile da discernere. Eppure, nonostante quella promessa solenne, il ricordo e la percezione di quella sensazione struggente e ricolma di passione che ornava i ricordi legati al passato ormai lontano pareva essersi affievolita, come sfumata dal tempo.
A suo tempo, inoltre, si era convinta che il tormento dovuto alla mancanza del suo amante si sarebbe accresciuto fino a divenire un peso insopportabile da sorreggere. Rimase colpita nel confutare passato e presente e notare quanto le sue antiche predizioni fossero risultate completamente errate: quanto tempo era trascorso dall’ultima, disperata, lacrima versata?
La donna si portò una mano alla fronte, scuotendo la testa, completamente in balia della confusione. Quel continuo cambiamento la stordiva alquanto e la rendeva impotente dinnanzi a quell’incontrollabile situazione. Per la prima volta nel corso della sua vita, non era in grado di gestire con caparbietà qualcosa che la riguardava nell’intimo.
Un dubbio atroce s’insinuò come fiele nella sua mente, soffocandola con le sue insistenti e incessanti grida. Fece un respiro profondo, quasi volesse espellere quella voce fastidiosa che continuava ad urlare quella che poteva essere una delle possibili soluzioni di quel vero e proprio enigma.
No, si disse, sgranando gli occhi cremisi. Non posso averlo dimenticato. Non dopo ciò che abbiamo passato assieme, non dopo tutti quei bei momenti che hanno costellato di felicità le nostre giornate.
Rivolse lo sguardo alla luna, come in cerca di una risposta da parte di essa. Sorrise sarcasticamente, mentre si rendeva conto di non aver neppure un Dio da pregare e scongiurare per ottenere un verdetto riguardo quel processo contro il suo cuore infranto sotto accusa. A chi si sarebbe potuta affidare, allora? Dimenticare quella vicenda sarebbe stato come infangare il puro ricordo di Chappu.
Il filo dei suoi pensieri fu infranto improvvisamente da un rumore di passi alle sue spalle. Volse leggermente il capo, pronta a scoccare un’occhiata astiosa ed intimidatoria nei confronti di colui che aveva osato violare quel momento intimo e privato. Per un breve attimo, pensò si trattasse di Yuna, ancora scossa, in cerca di affetto fraterno e di consigli utili per affrontare al meglio quel drammatico momento.
Mai sarebbe stata in grado di azzeccare l’identità del misterioso individuo, della cui presenza era alquanto inaspettata.
«Ehi, Lu» la salutò la misteriosa figura, alzando la mano per fare un cenno cordiale di saluto. «Che cosa ci fai qui?» domandò Lulu, senza far trasparire il suo stupore dal tono di voce usato. Studiò l’altro attentamente con i suoi occhi cremisi, alla ricerca di una giustificazione riguardo l’improvvisa visita. «E’ tardi. A quest’ora ti credevo già a casa».
Wakka sfoderò un sorriso raggiante, passandosi una mano nei capelli rosso vermiglio, avanzando ancora di qualche passo verso di lei. «Ho molto tempo libero, perciò posso concedermi le ore piccole» spiegò, non appena si trovò al suo fianco. «Come tu ben sai, ho abbandonato il blitzball e non sono neppure un Guardiano. Finalmente mi è concesso godermi la vita in tutte le sue sfumature». La maga nera scostò lo sguardo da quel corpo adonico, dalla pelle bronzea e dai muscoli ben delineati ed evidenti, rivolgendolo nuovamente verso l’infinito orizzonte blu. «Non hai motivo di recarti in questo luogo» replicò con freddezza, quasi volesse scacciarlo per preservarlo da quell’aura malsana ricca di malinconia e tristezza che aleggiava attorno a lei. Avrebbe preferito di gran lunga essere la sola a crogiolarsi nel dolore e nel dubbio. Non era affatto necessario coinvolgere innocenti estranei ai fatti.
Il suo interlocutore ridacchiò a bassa voce, cercando di mascherare l’amarezza e la delusione provate poco prima all’udire le precedenti parole della sua amica. «Non dicevi così quando eravamo piccoli, quando ti venivo a trovare sulla spiaggia» ribatté, ignorando la muta richiesta della donna che lo intimava ad allontanarsi, sedendosi al suo fianco su quel pontile. «Li ricordi ancora, vero?».
Come avrebbe mai potuto scordarli? Giacevano ancora lì, impressi nella sua mente, vividi e nitidi come se fossero stati vissuti il giorno stesso.
Poteva ancora scorgere senza alcuna difficoltà la figura minuta di quella bambina dai capelli color ebano, abbracciata al suo Moguri di pezza, seduta sulla spiaggia mentre l’acqua salmastra le lambiva i piedi candidi.
La donna accennò l’ombra di un piccolo sorriso, non appena vide riaffiorare dai suoi pensieri un infante dagli occhi da cerbiatto che correva in direzione della piccola, con l’intento di mostrarle orgoglioso qualche nuova mossa di blitzball appresa durante l’ultimo allenamento. Una folata di vento sollevò e trasportò la sabbia, cancellando così le immagini dei bambini per dar posto a quelle di due giovani adolescenti. Si rispecchiò in quella ragazzina dal corpo acerbo non ancora sbocciato in quello di una donna completa, intenta a contemplare la figura di un giovanotto immerso nelle profonde acque dell’oceano.
La osservò mentre ella si esibiva in piccole evocazioni di flebili fuocherelli e intraprendeva la creazione di piccoli ghiaccioli che si scioglievano alla luce calda del sole. Finalmente ecco, riaffiorante tra le onde placide del mare, il giovane compagno impegnato profondamente in un difficile esercizio con la palla. Improvvisamente si fermò, domandandole un parere. Lei rispose con piccoli accenni poco espliciti di elogi nei confronti del suo impegno e della sua capacità che l’altro scorse nonostante il vano tentativo di camuffarli. Lo vide esultare, fiero di quel verdetto veritiero e soddisfacente, e notò come le labbra della giovane si fossero curvate in un timido accenno di sorriso felice.
Per quanto la donna fosse soddisfatta e contenta di poter rievocare con chiarezza quei momenti puri, semplici e traboccanti di gioia, non poté fare a meno di notare con dovuta preoccupazione come le risultasse impossibile ricordare attimi in cui anche Chappu era presente.
Lui dove si trovava durante quegli attimi di contentezza e profumati d’ingenua ed innocente libertà? Forse era proprio accanto al fratello, oppure si trovava con Luzzu per dilettarsi ad affrontare piccoli ed innocui mostri; non sapeva dirlo con certezza. Nonostante i suoi continui sforzi, inoltre, l’ex Guardiana non era neppure in grado di richiamare alla mente il volto del fidanzato durante quei periodi.
Spostò meccanicamente lo sguardo verso Wakka, scoprendolo intento ad ammirare le stelle del firmamento lucente. Stranamente, sebbene fosse stato accanto a lei senza mai osar proferire parola, riusciva a percepire la sua aura solare avvolgente il suo esuberante e quasi infantile carattere. Lulu detestava alquanto questo suo modo di affrontare superficialmente ogni genere di situazione, eppure non poteva dire di non trarre alcun beneficio da quella sua presenza. Era riuscito a rischiarare quella buia nottata con la sua sola comparsa.
Lo studiò, cercando una spiegazione logica in grado di riuscire a spiegare il motivo per il quale lui, a differenza di tutti gli altri tasselli del puzzle del suo passato, appariva vivo nei suoi ricordi.
S’inebriò volontariamente della sua figura, restando magnetizzata ed ipnotizzata da quei suoi begli occhi color nocciola così puri e illuminati dalla luce dell’innocenza. Amava quella loro lucentezza priva d’alcuna impurità. Questa caratteristica aveva sempre catturato la sua attenzione. Molto spesso trovava rifugio in quelle iridi, come se rappresentassero un luogo sicuro nel quale ripararsi dalle insidie del mondo esterno che appariva come malvagio e corrotto dal demonio.
«Come mai sei qui, allora?» non riuscì a trattenersi dal chiederlo, sinceramente curiosa riguardo una sua qualsiasi spiegazione. Non avevano mai avuto occasione di trascorrere un anniversario della morte di Chappu assieme, nonostante fossero consci di quanto fosse significativo per entrambi. «Volevo…» indugiò un attimo l’uomo, colto in fallo, come se cercasse la risposta adatta per quella domanda inaspettata. Prese il coraggio a due mani, schiarendosi la voce, fondendo lo sguardo con quello delle iridi cremisi della donna. Sfoderò un timido sorriso. «Volevo starti accanto, come ai vecchi tempi. Desideravo guardare il cielo con te, come facevamo quando eravamo piccoli».
«E’ passato molto tempo da allora» sussurrò lei, chinando il capo, con una punta di rammarico. Sotto molti aspetti, le mancavano quelle giornate libere e spensierate, ove Sin era solamente una lontana e inesistente minaccia per le loro giovani vite. Troppe cose erano cambiate da allora, ed alcune erano impossibili da cancellare dai ricordi.
«Ora che tutto è finalmente finito, che abbiamo riportato la pace, vorrei riprendere le vecchie tradizioni» ammise Wakka, piuttosto allegro, indicando il cielo con un dito. «Sono passati molti anni dall’ultima volta che abbiamo guardato le stelle, solamente tu ed io».
Sebbene le sue intenzioni fossero le migliori di quel mondo, la maga nera non aveva avuto alcuna difficoltà a notare quale in realtà fosse il suo scopo. Il blitzer non aveva affatto dimenticato la morte del fratello, né di come fosse stato legato all’amica in modo intimo e profondo. Stava cercando di indurla a pensare ad altro, per non permetterle di sprofondare nuovamente nel baratro del dolore.
Dopotutto, il suo fine era pressoché nobile. L’ex Capitano degli Aurochs non avrebbe mai potuto sopportare di scorgere una nota di tristezza dipinta sul volto della maga. Anche a costo di strapparla con l’inganno dalla sacralità di quella ricorrenza, l’avrebbe preservata da quella condanna di sofferenza apparentemente eterna.
In parte, aveva raggiunto questo traguardo. La mente dell’ex Guardiana gravitata altrove, completamente impegnata nel rievocare tutte quelle serate passate al suo fianco, sdraiati sulla morbida e tiepida sabbia, intenti ad ammirare e cercare le costellazioni. Solevano non proferire parola durante quelle situazioni, eppure lei aveva fatto tesoro di quegli appuntamenti silenziosi come se fossero stati i più importanti e significativi di tutta la sua esistenza.
In quei momenti, Chappu dove si trovava? Forse era accanto a loro, magari la teneva perfino per mano, oppure si trovava già nella sua tenda a dormire.
Si maledisse mentalmente più e più volte, mentre si concentrava nel vano tentativo di afferrare al volo anche il più piccolo frammento di ricordo per aggrapparsi ad esso e ricostruire il suo passato trascorso assieme all’amore della sua vita.
Non poteva averlo scordato in modo così repentino ed inspiegato. Il miliziano aveva risieduto sul posto d’onore del suo cuore, sul trono della sua anima. Seppur fosse stato parte integrante ed essenziale della sua esistenza, l’unica persona che ricordava nitidamente era proprio, ironia della sorte, quel fratello considerato solamente un grande amico, Wakka.
A partire dalla morte dei loro genitori dovuta all’inevitabile e incontrastabile attacco di Sin a Besaid fino alla sconfitta di quest’ultimo da parte di Yuna, lui era sempre stato al centro della sua totale attenzione. Anche nei momenti più insignificanti e miseri della sua vita, lui vi era sempre, pronto a rischiarare con la sua solarità e gaiezza i momenti più bui ripieni di dolore e profonda agonia. Si erano consolati a vicenda in numerose occasioni, facendosi forza e affrontando i vari eventi fianco a fianco. Diventarono perfino una famiglia grazie all’arrivo della piccola Yuna. Avevano vissuto numerose e differenti emozioni, e molto spesso si erano destreggiati al meglio durante le varie imprese grazie alla loro capacità di completarsi a vicenda. Se in quel momento si trovavano in quel luogo, immersi nella pace e nella quiete, era per merito di entrambi; questo doveva riconoscerlo.
Lulu volse lo sguardo verso il buio orizzonte dell’oceano, alla ricerca di un segno profondo lasciato da Chappu nei suoi vari ricordi. Ve n’erano alcuni, tra i quali il loro primo bacio e la successiva proposta di matrimonio, eppure erano terribilmente sfocati, quasi fossero stati vissuti centinaia d’anni prima, e piuttosto rovinati e confusi.
Com’era possibile che stesse scordando tutto ciò al quale aveva giurato fedeltà eterna? Così improvvisamente, poi?
Dovette accettare la consapevolezza che, col passare progressivo degli anni, era divenuto impossibile mantenere vivo il giuramento: troppi fatti erano avvenuti da allora e altrettanti dovevano ancora avvenire. Forse aveva iniziato ad intuire ciò con l’ultima visita al miliziano nell’Oltremondo, avvenuta durante il pellegrinaggio di Yuna.
Rimase stupita di se stessa, non appena si rese conto di quanto fosse rimasta impassibile di fronte all’apparizione di quella triste immagine vuota e senz’anima, priva di essenza. Piuttosto che immergersi nella malinconia, legando i suoi occhi cremisi con quelli ghiacciati dell’amante perduto, aveva preferito osservare il suo compagno, l’ex Capitano degli Aurochs.
Ricordò come, in quel preciso istante, si era preoccupata per la precaria stabilità emotiva del Guardiano, di come quella visione avrebbe potuto avere ripercussioni sul suo essere e di come avrebbe potuto provarlo. Aveva perfino temuto che quell’evento avesse potuto spegnere come una secchiata d’acqua gelida il lume di vivacità che da sempre irradiava di luce la sua anima gloriosa. Si era quasi interessata intimamente nei suoi confronti, più di quanto normalmente si sarebbe concessa.
La maga nera scosse la testa, catturando l’attenzione del blitzer al suo fianco, mentre il fiele di un nuovo dubbio si insinuò nella sua anima, corrompendola e inducendola a scivolare nelle ombre scure del ripensamento e dell’inconoscibilità del reale.
Troppe coincidenze costellavano quel momento ove la confusione era predominante, troppe questioni avevano risposte identiche e irritabilmente scontate. Non poté credere a quella che poteva definire una possibile evidenza.
«Mi sono mancati tanto, quei begli attimi» mormorò improvvisamente lui, liberandola dalla presa ferrea delle sue riflessioni. Sdraiato sulla banchina, con le braccia incrociate dietro la nuca, si soffermò ad ammirare il corpo aggraziato e maestoso dell’amica, sorridendo affettuosamente. Inaspettatamente, quelle parole la carezzarono e cullarono nel profondo. Qualcosa le suggeriva che fosse lei a fare la differenza, in quei momenti considerati da lui “magici”. La rendeva importante più di quanto non fosse.
«Anche a me» si lasciò sfuggire istintivamente, pronunciando quella verità senza neppur riflettere ulteriormente riguardo questa sua decisione. Per giunta, aveva utilizzato un tono per nulla freddo, seccato o irritato. In quel breve e fuggente attimo, si era comportata in modo naturale con l’uomo, come aveva osato fare allora, in quel passato lontano.
Curvò le labbra in un sorriso, reclinando il capo all’indietro per poter inebriare a pieno la sua vista della lucentezza candida della luna oramai alta nel cielo turchino. Era passata un’eternità dall’ultima volta che si era rivelata per ciò che era realmente, dall’ultima occasione in cui aveva liberamente dato espressione alle sue emozioni. Le era mancata quella bella sensazione calda e dolce generata dalla gioia.
Con Wakka le risultata così semplice comportarsi in quel modo, così ovvio e lecito.
Improvvisamente, non appena tornò ad affondare lo sguardo in quegli occhi da cerbiatto così familiari e rassicuranti, percepì le guance pizzicare ed imporporarsi involontariamente di rosso. Con stupore, senza lasciar però trapelare in qualche modo la sua incredulità, posò la mano sul suo cuore. Batteva freneticamente, senza controllo, quasi premesse contro la carne nel tentativo di perforarla ed uscire dal suo corpo. Le parve scoppiasse in petto.
La risposta ad ogni suo quesito giunse di conseguenza repentina e veritiera.
Tutti i tasselli combaciarono perfettamente, combinandosi senza alcuna difficoltà, regalandole un’unica soluzione che non avrebbe mai potuto immaginare prima di allora.
Se ricordava così nitidamente quell’uomo dall’anima casta e pura, se apprezzava a fondo la sua compagnia, se al suo fianco si sentiva completa, era dovuto solamente ad un motivo ben preciso e già delimitato dal destino previdente. Quel sentimento, celato e nascosto dietro tutte quelle evidenze, era da sempre stato impercettibile ai suoi affinati sensi e invisibile ai suoi occhi accecati dalla guerra.
Una sensazione vecchia e ormai creduta sepolta nel passato riemerse dalle macerie, rivelandosi in tutto il suo vivido splendore. Carezzò la donna con dolcezza, facendole riassaporare con nostalgia quell’unico ed indescrivibile aroma quasi dimenticato.
Non aveva affatto scordato Chappu. La loro esperienza era servita da trampolino per qualcosa di immensamente più grande, da esempio e preparazione per un avvenire dal valore immenso capace di stravolgere completamente la sua vita.
«Lu» mormorò il Guardiano, improvvisamente, rimettendosi seduto al suo fianco. «In realtà c’è una cosa che volevo dirti».
Ella si voltò leggermente, richiamata dalle parole dell’ex Guardiano pronunciate con esitazione e agitazione. Annuì impercettibilmente, quasi per dargli il consenso di proseguire il suo discorso. Senza lasciar trapelare alcuna emozione, osservò il volto dell’amico corrugato da un’espressione ricca d’ansia e dubbio. Qualcosa prese a vorticare nel suo stomaco solleticandola con dolcezza. Eppure il blitzer taceva. Era rimasto in silenzio, contrapposto tra la decisione di rivelare ogni cosa, mettendo a repentaglio il loro rapporto, e farsi nuovamente da parte, gettando i buoni propositi nel baratro della rassegnazione.
L’aveva sempre insultato, considerandolo un essere infantile e superficiale. L’avrebbe ascoltato? Se sì, avrebbe preso seriamente le sue parole, comprendendo a pieno la loro essenza?
Ciò che temeva ancor più era la sua possibile reazione. Le avrebbe chiesto di voltare pagina, di dargli una sola possibilità. Avrebbe accettato? O l’avrebbe ritenuta un’offesa personale, un vero e proprio affronto?
Sobbalzò, non appena incrociò l’occhiata intimidatoria della maga. Non seppe dire con certezza cosa lo spinse ad agire, e se quella nota d’impazienza dipinta nelle iridi cremisi della giovane era solamente frutto della sua immaginazione.
Indugiò per un attimo ancora, concentrandosi a fondo per trovare le parole adatte in quella fragile situazione piuttosto delicata. Non sarebbero bastate delle semplici sillabe per esprimere a pieno ciò che voleva dirle. «Lu, io ti…».
Lulu lo interruppe repentinamente, anticipando la conclusione di quella frase, posando l’indice affusolato sulle sue labbra morbide e calde. Lo costrinse a restare in silenzio, mentre fissava il suo volto con un’insolita espressione gioiosa.
A loro bastò solamente uno sguardo per comprendere a fondo ciò era impossibile da pronunciare senza infangare o sottovalutare le profonde emozioni celate nei propri cuori. Aveva già capito ciò che voleva riferirle.
«Non lo dire» mormorò, impartendo quell’ordine con solidità e compostezza, nonostante i sentimenti la stessero travolgendo come un fiume in piena senza concederle scampo.
Entrambi non osarono spezzare quel legame che si era instaurato fra loro grazie a quel semplice scambio di occhiate. Contemporaneamente, trovarono le risposte ad ogni loro dubbio senza neppur bisogno di alcuna minima spiegazione o motivazione; non vi era alcun bisogno di proferir parola. La maga nera trovò la conferma del suo precedente responso. Senza riflettere oltremodo, prese delicatamente il volto ambrato del giovane fra le mani morbide e candide, sorridendogli con affetto, mentre lo sentiva fremere dalla sorpresa.
La vita aveva voluto conceder loro un’altra possibilità, donandogli gioia immensa e felicità incomparabile a quella mai assaporata precedentemente. Il loro amore, sbocciato naturalmente e senza costrizioni, era incondizionato, puro, intaccabile, impenetrabile, impossibile da eguagliare e sovrastare. E quel bacio, quel sempre gesto che era giunto a loro spontaneamente, sugellò il loro silenzioso patto, coronando i loro sogni.
Non importa quanto è buia la notte, il mattino arriva sempre, e il nostro viaggio ricomincia. Lulu mai avrebbe creduto che quel suo messaggio di speranza, che li aveva spronati a proseguire il cammino della loro vita al tempo del pellegrinaggio, tornatole alla mente in quel magico istante, sarebbe valso anche per quell’attimo che aveva dato svolta al loro futuro.
Per entrambi, era giunta finalmente l’ora di lasciarsi il passato alle spalle e di affrontare la prospettiva di un ricco e gratificante avvenire che si era presentato dinnanzi ai loro occhi in tutta la sua folgorante beltà.
Il freddo ostile delle tenebre dolorose si sarebbe finalmente dissipato non appena il caldo abbraccio dell’alba di una nuova e iridescente era li avrebbe avvolti completamente, consacrando così la promessa precedentemente benedetta da quella manifestazione del loro sentimento puro e casto ricolma di speranza e rinascita.
Era finalmente giunto il momento di volgere lo sguardo verso i giorni che li vedevano assieme, uniti per l’eternità, all’insegna di un nuovo legame che avrebbe vinto ogni avversità della loro esistenza.